Supplì di riso ai Carciofi della Valtiglione
Vi ricordate il bellissimo pomeriggio che ho trascorso nel Ciliegeto Aperto a Revigliasco d’Asti?
L’evento era stato organizzato dall’Azienda Agricola Duipuvrun che per l’occasione ha allestito anche un banco con dei meravigliosi Carciofi della Valtiglione.
Avevo già sentito parlare di questa varietà ma sinceramente non l’avevo mai vista dal vivo e neppure assaggiata.
Non mi sono fatta sfuggire l’occasione e ne ho acquistato un mazzo da utilizzare per qualche nuova ricetta.
Dopo aver cucinato un delizioso risotto con i carciofi, ne è avanzato un po’ e quindi per non buttarlo via, ho pensato di riciclarlo preparando degli ottimi Supplì.
Se non conoscete questo ortaggio di seguito vi lascio qualche informazione in più (testo tratto da: Fondazione Slow Food).
Carciofo della Valtiglione
Il carciofo della Valtiglione, è un carciofo inerme con capolini ovoidali allungati e una leggera depressione sulla parte apicale.
È conosciuto localmente anche come carciofo del sorì, questo nome dialettale si riferisce all’ambiente di coltivazione.
Il sorì infatti è il versante collinare esposto al sole, dove solitamente si coltivano le vigne migliori, un habitat ideale per questo carciofo, al riparo dalle gelate invernali.
La parte edibile è tenera, dal sapore delicato, senza il retrogusto caratteristico del cardo selvatico.
Un po’ di storia…
Le testimonianze scritte più antiche di questa coltivazione risalgono al XVII secolo quando, nella “Relazione dello stato presente di Piemonte” di Francesco Agostino Della Chiesa, l’area astigiana veniva citata come territorio di produzione dei carchiofoli, insieme a cardo e asparagi.
La memoria storica vivente di questa tradizione invece è senza dubbio rappresentata da Egidio Gagliardi di Mombercelli, che da più di mezzo secolo coltiva questa varietà di cui conosce storia, diffusione e peculiarità colturali.
Da lui provengono gli aneddoti circa la sua diffusione a inizio Novecento come coltura marginale nelle campagne di Mombercelli, Vigliano d’Asti, Costigliole d’Asti, Castagnole Lanze e Antignano.
Oggi questa varietà tardiva è in fase di riscoperta e valorizzazione: si stanno compiendo ricerche di carciofaie locali al fine di ottenere una mappatura completa di questa risorsa.
Gli usi in cucina sono molteplici: dalla conservazione sott’olio alla frittura o al condimento di risotti, ma per esaltare al meglio le sue proprietà organolettiche andrebbe consumato crudo.
Il carciofo di Valtiglione si abbina benissimo anche a vini rossi.
Supplì di riso ai Carciofi della Valtiglione
Ingredienti:
- 200 g di risotto ai carciofi (avanzato)
- 100 g di mozzarella a dadini
- 1 uovo grande + 2 uova
- pangrattato q.b
- sale e pepe
- olio di semi di arachide
Preparazione:
Prendete il risotto ai carciofi avanzato e ponetelo in una ciotola.
Incorporate 1 uovo leggermente sbattuto e amalgamate con cura.
Con le mani inumidite prelevate un po’ di composto e dategli una forma ovale; al centro mettete qualche dadino di mozzarella e chiudete bene.
Proseguite a realizzare i supplì fino a quando avrete esaurito gli ingredienti.
Passate i supplì nelle uova sbattute e poi nel pangrattato.
Scaldate abbondante olio di semi di arachide in un pentolino, tuffate i supplì, pochi alla volta, per non abbassare la temperatura e friggeteli, girandoli più volte.
Quando saranno ben dorati, scolateli e poneteli su carta assorbente da cucina.
Serviteli ancora caldi.