Oggi secondo il CALENDARIO DEL CIBO ITALIANO (un progetto che è nato e sta crescendo grazie all’AIFB – Associazione Italiana Food Blogger) si festeggia la Giornata Nazionale di Gabriele D’Annunzio e del Parrozzo con Ilaria Talimani come Ambasciatrice.
Io ho deciso di contribuire raccontandovi attraverso le fotografie, la gita al Vittoriale, la dimora di Gabriele D’Annunzio, che ho visitato parecchi anni fa durante il periodo scolastico e che avevo apprezzato moltissimo perché rappresentava esattamente la personalità eccentrica di questo poeta; e la ricetta del Parrozzo che devo ammettere non conoscevo fino ad ora, ma che grazie a questa giornata ho potuto scoprire e gustare.
Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia borghese. Compì gli studi liceali nel collegio Cicognini di Prato, distinguendosi sia per la sua condotta indisciplinata che per il suo accanimento nello studio unito ad una forte smania di primeggiare.
Con la sua prima raccolta poetica Primo vere, pubblicata a spese del padre, ottiene un precoce successo, in seguito al quale inizia a collaborare ai giornali letterari dell’epoca.
Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo romanzo Il piacere(1889), che si colloca al vertice della sua mondana ed estetizzante giovinezza romana.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, conducendo una violenta battaglia per l’annessione all’Italia dell’Istria e della Dalmazia, alla testa di un gruppo di legionari nel 1919 D’Annunzio marcia su Fiume e occupa la città, instaurandovi una singolare repubblica, la Reggenza italiana del Carnaro, che il governo Giolitti farà cadere nel 1920.
Negli anni dell’avvento del Fascismo, nutrendo una certa diffidenza verso Mussolini e il suo partito, si ritira, celebrato come eroe nazionale, presso Gardone, sul lago di Garda, nella villa di Cargnacco, trasformato poi nel museo-mausoleo del Vittoriale degli Italiani.
Qui, pressoché in solitudine, nonostante gli onori tributatigli dal regime, raccogliendo le reliquie della sua gloriosa vita, il vecchio esteta trascorre una malinconica vecchiaia sino alla morte avvenuta il primo marzo 1938.
Il “Vittoriale degli Italiani” è una cittadella monumentale che si estende per circa nove ettari, nel Comune di Gardone Riviera.
D’Annunzio l’allestì fra il 1921 e il 1938 grazie alla collaborazione con l’architetto Gian Carlo Maroni al quale affidò il compito di chiudere le sue “memorie” in una “custodia di pietra”.
Disse Gabriele D’Annunzio del Vittoriale:
“…io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a più difficile prova la mia virtù di creazione e trasfigurazione.
Tutto, infatti, è qui da me creato o trasfigurato.
Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile.
Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o disaccordo di colori.
…Ogni rottame rude è qui incastonato come una gemma rara.
La grande prova tragica della nave “Puglia” è posta in onore e in luce sul poggio, come nell’oratorio il brandello insanguinato del compagno eroico ucciso.…Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore.”
Il Vittoriale non è semplicemente una dimora dove Gabriele d’Annunzio visse i suoi ultimi anni,ma un vero e proprio museo in cui sono contenute reliquie, ricordi, cimeli e tracce del suo “esagerato” vivere.
Il 4 Settembre 1917 il poeta vola sul Lago di Garda e scrivi alcuni versi commossi:
“Tutto è azzurro, come un’ebbrezza improvvisa, come un capo che si rovescia per ricevere un bacio profondo. Il lago è di una bellezza indicibile.”
Il Governo Italiano che ha espropriato nel 1918 il proprietario Henrich Thode, l’affida a D’Annunzio, che vuole fare di questa dimora il luogo dove “riporvi i resti dei miei naufragi” con l’accordo che questa tornerà allo Stato Italiano dopo la sua morte.
D’Annunzio, il vecchio, fantasioso poeta-guerriero, costruisce intorno al suo mito una piccola città museo.
Entro queste mura D’Annunzio visse gli ultimi 16 anni della propria esistenza, scrisse, meditò, si interrogò sulla propria vita, pianse la perduta giovinezza e la discesa inesorabile del tempo.
Visse rinchiuso nella penombra della sua villa, poiché a causa di una ferita all’occhio era divenuto foto fobico o semplicemente da buon esteta non voleva accettare l’onta della decadenza del suo volto.
Sperava di ingannare con l’oscurità i sensi e vivere nuovamente quel vigore che ancora sentiva.
Scriveva negli ultimi giorni della sua vita…”Io resto con il nulla che mi sono creato…La passione in tutto.
Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua”
La Cittadella di Gabriele D’Annunzio è immersa nel verde di giardini e parchi, ben tenuti e aperti al pubblico, che si estendono su una superficie di circa 11 ettari e preservano l’immagine di quel locus amoenus tanto cara al Poeta.
Vi si accede dal lato destro della Prioria, la casa di D’Annunzio, lussuosa costruzione dall’antica facciata settecentesca che propone un percorso iniziatico nelle sue innumerevoli stanze, fra presenze simboliche che sottolineano il valore sacrale della casa.
All’esterno della casa troneggia la mole di pietra e di ferro della Nave Puglia, con la prua in direzione dell’Adriatico, l’Auditorium, il Mas, il Mausoleo, ispirato ai tumuli funerari di etrusco-romani e la Torre San Marco.
FONTI:
http://www.ioarte.org/artisti/Renzo/opere/Gabriele-D-Annunzio/
http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/92/1957/l-italia-e-la-crisi-di-fine-secolo-d-annunzio-gabriele
http://www.italialibri.net/autori/dannunzio.html
http://www.tuttogarda.it/gardone/gardone_vittoriale.htm
http://www.abruzzo24ore.tv/news/Il-Parrozzo-abruzzese-il-dolce-di-D-Annunzio/131339.htm
RICETTA PARROZZO TRATTA DA
Voglia di CUCINARE: TORTE, DOLCI, BISCOTTI, CROSTATE E…
Il Parrozzo è il tipico dolce della città di Pescara, particolarmente caro al poeta Gabriele D’Annunzio, che non mancò di celebrare in versi questa delizia della sua terra natale, l’Abruzzo.
Il Parrozzo nasce come dolce natalizio negli anni Venti per iniziativa del pescarese Luigi D’Amico titolare di un caffè del centro che ebbe l’idea di renderlo dolce e di produrlo nel suo laboratorio, rielaborando la ricetta senza stravolgerne le caratteristiche originali, infatti s’ispirò all’antico pane rustico detto “Pan rozzo” che veniva preparato dai contadini con il granoturco e destinato ad essere conservata per molti giorni.
D’Amico , ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e facendo rimanere la forma inalterata, aveva riprodotto il giallo del granturco con quello delle uova e aveva adoperato una copertura di finissimo cioccolato per imitare lo scuro delle bruciacchiature caratteristiche della cottura nel forno a legna.
La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il Parrozzo fu Gabriele d’Annunzio glielo inviò a Gardone, il 27 settembre unitamente ad una lettera.
“Illustre Maestro questo Parrozzo – il Pan rozzo d’Abruzzo – vi viene da me offerto con un piccolo nome legato alla vostra e alla mia giovinezza”.
Il dolce trovò ampio consenso da parte del poeta che, dopo averlo assaggiato, scrisse a D’Amico questo sonetto dialettale in sua lode.
“È tante ‘bbone stu parrozze nov e che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce . Benedette D’Amiche e San Ciattè …”
Sulla scatola, a memento a ricordare le nobili origini del Parrozzo letterario, compaiono i versi scritti dal poeta pescarese: “Dice Dante che là da Tagliacozzo,/ ove senz’arme visse il vecchio Alardo,/ Curradino avrie vinto quel leccardo/ se abbuto avesse usbergo di Parrozzo”. Correva l’anno 1927.
Ingredienti:
- 70 g di farina
- 70 g di fecola di patate
- 5 uova
- 130 g di zucchero
- 100 g di burro
- 150 g di cioccolato fondente
- 70 g di mandorle dolci spellate
- 50 g di mandorle amare spellate
Preparazione:
Tritate il più finemente possibile le mandorle e amalgamatele a 40 g di zucchero.
Mettete i tuorli e il rimanente zucchero in una terrina, e sbatteteli a lungo.
Unite la polvere di mandorle, la farina e la fecola, alternandole e passandole al setaccio e infine il burro, precedentemente sciolto e fatto raffreddare.
Montate gli albumi a neve ben soda e aggiungeteli delicatamente al composto.
Versate il tutto in uno stampo imburrato con forma a cupola e mettete in forno già caldo a 180°C per circa 40 minuti.
A cottura ultimata, lasciate raffreddare.
Rompete a pezzetti il cioccolato, fatelo sciogliere in un pentolino a bagnomaria, versatelo sulla torta e, aiutandovi con una spatola, stendetelo uniformemente in uno strato sottile.
Mi è piaciuto molto il tuo excursus storico su D’Annunzio e le splendide foto del Vittoriale.
Scopro anche che esistono una varietà di interpretazioni ella ricetta originale del Parrozzo. Tutte da provare. Grazie per la tua partecipazione alla giornata nazionale.
Ilaria
Ciao!
Grazie mille. Si ho visto anche io che ci sono svariate ricette del Parrozzo, sicuramente saranno da provare!
Buona Giornata. Un abbraccio! 🙂
Molto interessante questo tuo contributo: non sono mai stata al Vittoriale e mi hai fatto venire una gran voglia!
Grazie mille! Tra l’altro sono passati alcuni anni dalla mia visita ed ho in mente di andarci di nuovo con il mio fidanzato perché è davvero un bel posto; ha una vista meravigliosa sul lago ma anche l’interno della dimora è splendido. 🙂
Che post ricco ed interessante, complimenti! Ti confesso che la mia attenzione è stata calamitata da questa golosissima cupola..magari averne una fetta 😛
Ciao! Grazie mille, sono proprio contenta che l’articolo ti piaccia, ci ho lavorato a lungo e ci tengo particolarmente.
Il Parrozzo è uno di quei dolci semplici che racchiudono una bontà unica. 🙂
Bellissimo lavoro hai fatto per questa giornata del calendario mi era sfuggito, apprezzo molto gli articoli che hanno un risvolto storico culturale. Complimenti Camilla
Ciao, ti ringrazio davvero tanto per il commento. Mi sono impegnata molto nella scrittura e preparazione di questo articolo ed i complimenti mi riempiono di gioia.
Buona Giornata! 🙂