Buongiorno,
lo stesso giorno della visita all’Abbazia di Pomposa, ci siamo recati prima a Mesola e poi a Goro due luoghi che ho nel cuore perché sono stati i paesi nativi dei miei nonni, che mi raccontavano sempre della loro infanzia trascorsa in queste zone.
Da Ferrara si percorre la SP 15 Strada del Mare fino a Pomposa (50 km), si volta a sinistra sulla SS 309 Romea e dopo circa 12 km si arriva a Mesola.
Tra le tante ipotesi legate all’etimologia del nome “Mesola”, quella più accreditata si appella all’origine latina media insula, un esplicito riferimento alla conformazione dell’antico insediamento.
L’economia del mesolano si basa sull’orticoltura specializzata e particolarmente sviluppata, con ricche produzioni di asparago e radicchio di bosco.
La Tenuta della Mesola, il sogno di una nuova città
L’area della tenuta della Mesola, occupata dal mare fino al X secolo, fu acquistata dalla Casa d’Este alla fine del Quattrocento per costruirvi una delle dimore di campagna, denominate Delizie.
L’edificazione del suggestivo Castello della Mesola ebbe inizio nel 1578 per volere del Duca Alfonso II, ultimo discendente della dinastia degli Este, che desiderava lasciare un segno importante sul territorio ferrarese costruendo una residenza di corte sfarzosa che competesse per dimensioni e magnificenza con il più antico Castello Estense di Ferrara.
Nove miglia di cinta muraria, quattro imponenti torri, mura merlate, grandi finestre e una struttura a metà tra una fortezza e una dimora di lusso, il Castello di Mesola si staglia ancora oggi in un paesaggio segnato dalla presenza del fiume Po.
Secondo alcuni storici, questo complesso architettonico doveva essere il fulcro di una futura città rinascimentale, eretta per contrastare il potere di Venezia sull’Adriatico: un progetto ambizioso che necessitava di tempo e di eredi che Alfonso II non riuscì ad avere.
Nel 1598 infatti lo Stato Pontificio tornò in possesso del Ducato di Ferrara e di conseguenza anche di Mesola.
Il Castello di Mesola è la più imponente tra le delizie, le residenze di corte circondate da giardini e parchi che gli Estensi fecero costruire tra la fine del Medioevo e il Rinascimento nella città di Ferrara e nel territorio circostante e che oggi rappresenta il sistema portante del sito Patrimonio dell’Umanità, denominato “Ferrara, città del Rinascimento, ed il suo Delta del Po”.
Nella suggestiva cornice del Castello è situato al secondo piano il Museo del Bosco e del Cervo della Mesola, che ha ottenuto lo status di Museo di Qualità riconosciuto dall’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna.
Purtroppo con i tempi ristretti che avevamo e le tante cose che volevamo fare e vedere abbiamo preferito non entrare a visitare il museo ma in un’altra occasione mi piacerebbe moltissimo.
Abbiamo scelto infatti di andare direttamente al Gran Bosco della Mesola per fare una splendida escursione in bicicletta immersi nella natura.
Ero già stata qui anni fa durante una gita scolastica e avevo avuto la possibilità di entrare nell’area dei Cervi con il pulmino per vederli più da vicino, mi saperebbe piaciuto ripetere l’esperienza anche con Simone ma gli orari e i giorni non coincidevano con i nostri programmi.
Il Gran Bosco della Mesola
La Riserva Naturale del Gran Bosco della Mesola con i suoi 1058 ettari, rappresenta uno degli ultimi e meglio conservati residui di bosco di pianura: l’esempio di “bosco termofilo planiziale litoraneo”, memoria delle antiche foreste che si trovavano sulla Costa Adriatica.
Originato presumibilmente nel Medioevo si cordoni dunosi formati dal Po di Goro e dal Po di Volano presso la foce, è oggi la più estesa area boscata ferrarese.
Il protagonista assoluto del bosco è il leccio, specie che vegeta di preferenza in luoghi aridi e non sopporta le basse temperature invernali.
La popolazione del Cervo della Mesola, di circa 180 capi, è davvero unica in Italia, l’ultima testimonianza di quelli che furono i cervi della Pianura Padana.
Nell’area aperta al pubblico sono fruibili tre percorsi di diversa lunghezza facilmente individuabili grazie alla segnaletica presente.
Subito dopo lo stancante (clima caldissimo e sole cocente) ma stupendo giretto in bicicletta ci siamo diretti verso Goro e affamatissimi abbiamo pranzato in un bar vicino al Porto.
Abbiamo passeggiato per le stradine del paese, ascoltato vecchietti al bar come se anche mio nonno fosse stato lì a divertirsi con loro (momento nostalgico), e poi abbiamo scattato molte fotografie ai volatili presenti nel fiume e alle imbarcazioni nuove e vecchie ferme sulla riva.
L’AZZURRO DI GORO
Da Ferrara si imbocca la SP 15 Strada del Mare, dopo 50 km si arriva a Pomposa e si volta a sinistra sulla SS 309 Romea. Al bivio di Bosco Mesola si volta a destra; dal centro di questo paese si gira a sinistra e dopo circa 6 km si giunge a Goro.
Il toponimo di Goro deriva da Gaurus, un vecchio ramo del Po di derivazione del Volano.
L’abitato si formò nella prima metà del XVIII secolo sull’argine destro del Po, tra il fiume e il mare, in un territorio paludoso dove si ergevano dossi.
Qui furono costruite le prime abitazioni, i casoni di canna, una tipologia abitativa praticamente invariata dagli albori del popolamento umano nel delta padano, poi sostituiti da case in muratura.
La storia di Goro è caratterizzata dalla continua lotta dell’uomo contro le acque del mare e del fiume.
Oggi Goro è un porto moderno che conserva tratti del borgo peschereccio di un tempo.
La pesca e la mitilicoltura sono al primo posto nell’economia locale e la locale flottiglia supera le 2.500 imbarcazioni.
I porti di Goro e della vicina Gorino hanno conosciuto un recente sviluppo turistico: da qui partono le imbarcazioni che conducono alla scoperta dell’ambiente naturale deltizio.
II porto costituisce la parte più interna dell’omonima Sacca ed è formato da un ampio bacino a forma pressoché quadrangolare, racchiuso tra le rive e le scogliere di difesa.
Accoglie diverse centinaia di pescherecci locali che praticano le comuni attività di pesca e sono attrezzati per la raccolta di mitili e vongole.
Svolge inoltre un importante ruolo turistico come punto di partenza per escursioni nel Delta del Po.
Attraverso la Sacca, con piccole imbarcazioni si può raggiungere il Porto di Gorino e attraversando canali e canneti, arrivare al pittoresco Faro.
Le informazioni provengono dai portali ufficiali e dagli opuscoli di Mesola & Goro.
Ho intenzione di tornare in questi luoghi magnifici perché la natura mi affascina molto e ci sono tantissime altre attività che vorrei provare e scorci da scoprire.
Ci vediamo mercoledì con il prossimo articolo nel quale vi scriverò della prossima tappa (della nostra non vacanza)… ovvero Comacchio!